VECCHIE VELE: GLI ULTIMI VELIERI OCEANICI ITALIANI


Tratto da "La marineria velica di lungo corso, un'epopea dimenticata" di Aldo e Corrado Cherini
. Foto 1: nave a palo "Fratelli Beverino"
Varato nel 1882 col nome di "Glenorchy" dalla Glen Line di Glasgow, passava alla Casa Beverino che nel 1909 lo vendeva a Gioacchino Lauro passando in Pacifico col nome "Cavaliere Lauro". Passato infine col nome "Italia" all'armatore Esposito di Meta, di ritorno dal Cile con un carico di nitrato veniva investito da un piroscafo ed affondava in pochi minuti.
. Foto 2: nave a palo "Emanuele Accame"
È la nave a palo più famosa e longeva di Loano, attiva su tutti gli Oceani. Varata a La Spezia nel 1891, gemella della "Edilio Raggio", saliva a fama internazionale nella gara del grano sotto bandiera svedese col nome di "G.B.Pedersen". Due drammatici passaggi di Capo Horn richiamarono il suo nome su tutta la stampa internazionale, quando, alla cappa durante una tempesta, venne salvata dalla collisione di un veliero inglese dall'allarme dato dalla bambina del capitano inglese, che stava a bordo con lui. Nel 1908 veniva a trovarsi a navigare tra i campi di ghiaccio che stavano chiudendosi riuscendo a guadagnare il mare libero all'ultimo momento. Dopo il 1911 veniva venduta alla Norvegia, poi alla Svezia distinguendosi in fatto di rendimento veloce. Nell'aprile del 1937, il grande veliero veniva speronato da un piroscafo ed affondava in 20 minuti ponendo così fine a 46 anni di navigazione.
. Foto 3: nave a palo "Augustella"
Costruito a Glasgow nel 1892 col nome di "Jordanhill", veniva acquistato dalla Società Stella d'Italia, venduto presto in Spagna, dove, dopo molti anni di navigazione, finiva alla demolizione nel 1937.
. Foto 4: nave a palo "Edilio Raggio"
Varato a La Spezia nel 1903 dal cantiere Pertusola, era la prima nave a palo realizzata in Italia, cambiando poi il nome in "Enrichetta" con il quale compiva notevoli traversate oceaniche. Nel 1914, in arrivo nelle acque di Dieppe, incontrava tempo tanto cattivo da chiedere assistenza ad un rimorchiatore che gli passa il cavo di rimorchio, che però si rompeva lasciando il veliero che scarrocciando andava ad investire la diga foranea con perdita totale.
. Foto 5: nave a palo "Principessa Mafalda"
Gemella della "Gabriele d'Alì", varato nel 1903 dal Cantiere della Foce di Genova per la Casa Beverino, si poneva come veliero di buon cammino sia in Atlantico che nel Pacifico ma con scarsa fortuna.
Infatti, nel settembre del 1906 subiva una serie di gravi tempeste al largo dell'isola di Sumatra perdendo un ufficiale ed alcuni marinai ed imbarcando tanta acqua da affondare. I superstiti riuscivano a raggiungere le coste di Sumatra dopo settimane di navigazione travagliata con le scialuppe di salvataggio.
. Foto 6: nave a palo "Gabriele D'Alì"
Gemella della "Principessa Mafalda". Fu un'ottima unità della Casa D'Ali' di Trapani, il veliero più grande tra gli armatori meridionali, varato nel 1903. Passato indenne tra i pericoli della guerra, veniva demolito a Trieste nel 1923, ultima nave a palo della flotta velica commerciale italiana.
. Foto 7: nave a palo "Erasmo"
Varato a Riva Trigoso nel 1903 per conto degli armatori Raffo e Bacigalupo di Chiavari, fu unità veloce collezionando primati malgrado le molte tempeste nelle quali ha avuto la ventura d'incappare, in Atlantico e nel Pacifico. Venduto alla Casa tedesca Laeisz, navigava col nome di "Pinguin" e veniva demolito nel 1923 dopo aver alzato anche la bandiera francese.
. Foto 8: nave a palo "Regina Elena"
Armato da Casa Milesi di Genova, veniva varato a Riva Trigoso nel 1903. Allestito con cura sotto la sorveglianza di capitani esperti, condotto in campagne effettuate con passaggi veloci e con carichi di vario genere non escluso il nitrato peruviano ed il petrolio in cassette, nel 1912 veniva ceduto alla Casa Laeisz col nome di "Ponape". Catturato dagli inglesi durante la prima guerra mondiale, navigava col nome "Bellhouse" passando poi sotto bandiera norvegese fino al 1927.
. Foto 9: nave a palo "Italia"
Con la sua portata di 4.200 tonn., è stato il più grande veliero costruito dai cantieri nazionali. Varato al Muggiano nel 1903 per conto degli armatori Cavalieri Becchi e Sturlese di Genova, attrezzato a nave a palo con i ritrovati più recenti, con 18 vele quadre, randa e 12 vele triangolari, albero maestro di 50 m. , era una nave splendida alla quale, però, non ha arriso la fortuna, che gli ha decretato la breve vita di 3 anni. Due le campagne, la prima di circumnavigazione del globo; la seconda campagna tra Europa, Australia e nuovamente Europa via Capo Horn. Durante la terza campagna, 1908, diretto allo scalo cileno di Iquique, l'"Italia" arrivava verso sera sotto costa quando veniva a mancare completamente il vento lasciando le vele inerti sicché bisognava ricorrere all'assistenza di uno dei pochi rimorchiatori della zona, che non fu possibile trovare (o giungeva troppo tardi). Il mare lungo che arrivava da Sud Ovest, dagli sconfinati spazi oceanici aperti, complice la corrente, spinsero il veliero sulle rocce della costa che scendeva a picco decretandone la fine per naufragio. Sinistro successo anche ad altre navi perché, essendo il mare molto profondo, era molto difficoltoso fermare la deriva per mezzo delle ancore. L'"Italia" riusciva tuttavia ad effettuare la manovra richiesta ma troppo tardi perché la poppa, ruotando, arrivò con il timone proprio sulle rocce che aprirono una via d'acqua fatale. Non rimaneva all'equipaggio che allontanarsi con le lance di salvataggio, che venivano soccorse da alcuni pescherecci.
. Foto 10: goletta a 5 alberi o schooner "Patria"
L'ex tedesco "Susanne Vinnen" (Brema, 1922), entrato in servizio nel 1932 come nave scuola per l'addestramento degli aspiranti al comando di navi mercantili, con istruttori messi a disposizione dalla R. Marina, essendo armatrice la S.A. Nazario Sauro di Roma sostenuta da un consorzio formato dall'Ente Porto di Genova, dalla Federazione Trasporti e dalla Federazione degli Armatori, con l'appoggio del Ministero delle Comunicazioni. Questo impiego cessava nel 1938 dopo 8 campagne con l'imbarco complessivo di 180 allievi, quando il veliero passava in proprietà fino al 1939 all'armatore triestino Antonio Rocco che lo impiegava in Atlantico col nome "Imperatore", con alberi abbassati e velatura ridotta come vedesi in un disegno di Paolo Klodic. Continuava a navigare con carichi vari anche durante la guerra subendo attacchi da parte dei Tedeschi, requisito dagli Inglesi, restituito infine, nel 1944, alla bandiera italiana. Risulta che l'ultimo suo impiego commerciale a vela fu fatto a Piombino nel febbraio del 1946. Nave di scarse qualità manovriere e veliere, veniva trasformato nel 1946-47, a Livorno, in motonave da carico col nome di "Ernesto S", mutato poi in "Piombino". Nel 1973 veniva visto a Vado Ligure in attesa della demolizione.
Vd foto su facebook I Zona FIV tratte da Archivio Agenzia Bozzo - Camogli.

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