Archivio della categoria Pesci del Mediterraneo

ACCIUGA

Ordine: CLUPEIFORMI
Famiglia: Engraulidae
Genere: Engraulis

Engraulis encrasicholus (Linneo) 1758***

Generalita’

Questa specie viene talvolta confusa dal profano con la Sardina. Anche se si tratta sempre di pesce azzurro, esistono alcune particolari diversita’ per le quali e’ pressoche’ impossibile incorrere in errore. L’Acciuga, chiamata anche Alice, ha il corpo affusolato, poco compresso, con la superficie ventrale liscia. L’occhio e’ grande e circolare. La bocca, apparentemente piccola, e’ in effetti molto grande. La mascella inferiore e’ corta, munita di denti piccolissimi distribuiti anche sul vomere e sui palatini. Il corpo e’ ricoperto di scaglie caduche, come quelle di tanti Clupeidi. La pinna dorsale e’ unica, situata nella parte mediana del corpo. L’anale e’ impiantata molto piu’ indietro rispetto alla dorsale. Le ventrali sono piccole, in posizione mediana e le pettorali, sottili e allungate, sono inserite quasi ventralmente. Il colore del dorso e’ azzurroverdastro quando e’ ancora viva ma dopo pescata assume una colorazione bluastra. Fianchi e ventre sono argentati. Puo’ raggiungere una lunghezza totale di 20 cm.

D = 15/17; A = 16/20; C =2-21/22-3; P = 14/19; V = 7%

Costumi

E’ un animale dalle abitudini gregarie e migratorie. Puo’ avvicinarsi fino alla riva o alla costa, specie nel periodo della riproduzione che avviene generalmente nei mesi di maggio-giugno, ma che puo’ variare a seconda della localita’ e della temperatura dell’acqua. Nel Basso Adriatico, ad esempio, il periodo della riproduzione va da marzo ad ottobre. La maturazione delle gonadi inizia pero’ gia’ a febbraio, epoca in cui le ghiandole sessuali occupano quasi tutta la cavita’ ventrale. Le uova di questa specie non maturano tutte contemporaneamente per cui le deposizioni possono avvenire in tempi diversi. Negli individui giovani, la deposizione dei prodotti sessuali avviene nei mesi di agosto-ottobre mentre negli adulti coincide con i mesi primaverili. Questa specie si nutre essenzialmente di Copepodi, Decapodi allo stadio larvale oppure di piccoli pesci bentonici che cattura nel periodo invernale, in cui si porta oltre i 100 metri di profondita’.

Pesca

La pesca delle Acciughe avviene tutto l’anno con sciabiche da terra, con reti da posta, ma soprattutto con particolari reti da circuizione chiamate in mol- tissime localita’ costiere “ciancioli” con poche variazioni dialettali. Questo strumento di pesca, lungo mediamente dai 300 ai 500 metri, non segue caratteristiche fisse; puo’ infatti accadere che uno stesso proprietario possieda diversi ciancioli con discordanze nella dimensione, nel numero delle maglie, nella zavorra e perfino nella sua composizione strutturale. In linea di massirna il cianciolo e’ uno strumento di pesca relativamente semplice ed ha come principio fondamentale il perfetto equilibrio tra le singole parti, equilibrio che deve essere conservato sia durante il calo sia durante il recupero. Si compone della rete, dei galleggianti, della piombatura a barilotto, di anelli in acciaio o in rame, che hanno sostituito le vecchie boccole in ferro, ed infine del cavo di chiusura che scorre opportunamente nei suddetti anelli. La parte terminale della rete, che va calata in mare per ultima, prende il nome di “strazza di poppa” mentre quella che tocca l’acqua per prima e’ detta “strazza di prora”. Entrambe le strazze hanno maglie che solitamente non superano i 16 mm di lato. La parte intermedia del cianciolo prende il nome di “corpo centrale” e si compone naturalmente di maglie molto piu’ piccole di quelle delle strazze. Poiche’ la parte intermedia della rete e’ collegata con le parti laterali in modo che ad ogni due maglie della strazza ne corrispondano 3 del corpo centrale, ne consegue che quando tutto lo strumento e’ disteso in acqua si viene a formare una grossa concavita’ a cui si da il nome di “fronte” o “camera della morte” o anche “sacco”. Il cianciolo va calato in mare con motopescherecci di stazza compresa tra le 8 e le 24 tonnellate, dotati di motori diesel che sviluppano una potenza da 75 a 200 HP. Essi trascinano a rimorchio 1-2 imbarcazioni civetta, munite di lampare da 12.000 candele o di gruppi elettrogeni, che verranno lasciate di notte nelle zone di pesca. Quando i banchi di Acciughe si radunano sotto le luci, il peschereccio inizia prontamente la manovra di accerchiamento che e’ fulminea, tanto che di solito dura circa tre minuti. Messa in mare la prima strazza, con motori avanti a tutta forza il peschereccio circonda le imbarcazioni di appoggio e, descrivendo un largo giro, si ritrova nuovamente al punto di partenza. A questo punto si fissano a bordo le estremita’ del cianciolo ed inizia la chiusura della parte inferiore della rete, operazione delicatissima poiche’ l’esito della raccolta dipende unicamente dalla rapidita’ con cui viene eseguita tale manovra. A mano a mano che il verricello avvolge il cavo di chiusura, il cerchio si restringe fino a che, adiacente all’imbarcazione, rimane la camera della morte, cioe’ il sacco in cui e’ stato fatto convogliare tutto il pesce. Mediante grandi coppi esso viene trasferito in appositi contenitori e quando il pescato e’ stato quasi tutto recuperato si issa a bordo la fonte con il suo contenuto. E’ inutile sottolineare che il peschereccio e’ composto da personale molto preparato per cui e’ molto difficile che una calata vada a vuoto per errore.

Commestibilita’

Le Alici si consunano crude, fresche, sott’olio o sotto sale. Hanno carni buone.

Distribuzlone nei mari d’Italia

E’ comunissima lungo tutte le nostre coste.

Note o curiosita’

L’Acciuga, oltre che nell’alimentazione umana, giuoca un ruolo importante nella catena alimentare poiche’ e’ preda di un gran numero di specie ittiche. Nonostante sia conosciutissima dagli ittiologi, ha dato luogo a numerose controversie in quanto di queste specie sono state ipotizzate numerosissime sottospecie o razze. C’e’ chi sostiene che la razza atlantica sia diversa da quella mediterranea e che perfino quest’ultima sia anche differente da quella presente nel Mar Nero e nel Mar d’Azov. L’Acciuga e’ parassitata da parecchi Platelminti: Scolex pleuronectis, Aponurus lagunculus, Aphanurus stossichi, Contraceum clavatum, nonche’ da un particolare fungo, Ichthyosporidium hoferi che puo’ anche causare la morte dell’animale.


Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa

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ACCIUGA DI FARO

Ordine: CLUPEIFORMI
Famiglia: Engraulidae
Genere: Engraulis

Engraulis encrasicholus russoi (Dulzetto) 1947****

Generalita’

Questa specie, molto simile alla comune Acciuga, differisce per alcune caratteristiche somatiche quali la minore lunghezza e la maggiore altezza del corpo. Il colore dell’animale e’ grigio sabbia sul dorso, con punteggiature piu’ o meno brunastre, e argentato sui fianchi e sul ventre. Il numero delle sue vertebre, mediamente, e’ 43. I raggi della dorsale sono variabili da 12 a 15, meno della comune Acciuga.

D1 = 12/15; A = 16/20; C 20/22; P = 14/19; V = 7

Costumi

Vive stabilmente in acque salmastre ad una profondita’ massima di circa 10 metri. Si nutre di microrganismi planctonici.

Pesca

Si cattura in abbondanza con sciabichelli, reti da circuizione e di notte, in presenza di una fonte luminosa, anche col coppo.

Commestibilita’

Ha carni commestibili, ma dal sapore amarostico, poco gradevole al palato.

Distribuzlone nei mari d’Italia

E’ localizzata esclusivamente nei laghi salmastri di Ganzirri e Faro in provincia di Messina.

Note o curiosita’

Questa specie prolifica in un habitat abbastanza ristretto; e’ stata separata dalla comune Acciuga a motivo di alcune caratteristiche somatiche e anatomiche che gli ittiologi moderni non ritengono siano sufficienti a giustificare la creazione di una specie distinta. Si e’ piu’ propensi, invece, a considerarla una sottospecie, divisa a sua volta in due razze e precisamente quella presente nel lago di Ganzirri e quella del lago di Faro. Nelle localita’ sopra citate viene spesso usata come esca per i granchi e talvolta per innescare i palangresi.


Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa

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legenda

 

Di ogni pesce vengono anche descritti, oltre ai principali caratteri morfologici e anatomici, i costumi, i sistemi di pesca piu’ conosciuti o particolarmente singolari, nonche’ la sua distribuzione nei mari d’Italia.

A tale riguardo, tenuto conto principalmente della frequenza e dell’abbondanza con cui essa appare lungo le nostre coste, nonche’ delle segnalazioni ufficiali riportate nella letteratura scientifica, si e’ adottata la seguente simbologia:

* = Specie rarissima;
** = Specie rara;
*** = Specie comune;
**** = Specie molto comune.

La trattazione di ogni specie si conclude con alcune “Note o curiosita’,” in cui vengono riportate notizie di carattere storico e biologico, aneddoti, credenze popolari o particolari interessanti.
Allo scopo di rendere agevole la lettura e’ indicato lo schema di un perciforme accompagnato da sigle ed abbreviazioni comunemente usate nello studio della classificazione sistematica di una specie ittica:

D= Pinna dorsale
D1,D2,D3 ecc. =Prima pinna dorsale, seconda, terza,ecc.;
P = Pinna pettorale;
A = Pinna anale;
C = Pinna caudale;
V = Pinna ventrale;
Lt = Lunghezza totale, che va dalla estremita’ cefalica a quella caudale;
Ls = Lunghezza standard, che va dalla estremita’ cefalica fino al peduncolo caudale.

I numeri romani o arabi, accanto ai simboli D, P, A, C, V, frutto di una media aritmetica nell’ambito di una stessa specie, indicano se i raggi sono rispettivamente spinosi o molli.


Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa

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