Archivio della categoria Pesci del Mediterraneo
CEFALO BOSEGA
Inviato da Fabrizio in Pesci del Mediterraneo il 5 marzo 2009
Ordine: PERCIFORMI Famiglia: Mugilidae Genere: Mugil Mugil chelo Cuvier 1825**** |
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Generalita’
L’aspetto esteriore di questo Cefalo e’ molto simile a quello delle specie congeneri. Ha il corpo fusiforme, poco slanciato, a sezione pressoche’ circolare al centro e schiacciato in prossimita’ del peduncolo caudale, che e’ abbastanza alto. Gli opercoli, inferiormente, si toccano per un lungo tratto lineare ma non si chiudono completamente, difatti anteriormente delimitano un piccolo spazio ellittico, appuntito. Le pettorali, nella parte superiore, portano una macchia nerastra; sono allungate e, se piegate in avanti, raggiungono, o quasi, il bordo anteriore dell’occhio. Le squame dorsali hanno una sola fossetta centrale, piuttosto breve. Il carattere esclusivo della specie e’ rappresentato dal labbro superiore che e’ abbastanza carnoso, ingrossato, non inciso. Sulla sua superficie, anteriormente, si distinguono 3-4 serie di papille, o corti barbigli carnosi, vermiformi. Il colore del dorso e’ bruno azzurrastro, fianchi e ventre bianco-argentati. A volte, sull’opercolo, puo’ trovarsi anche una debole macchia dorata. La superficie dell’animale e’ solcata da numerose strisce longitudinali di colore bruno-giallastro. Misura al massimo 60 cm e puo’ toccare i 2,5 kg di peso.
D1=IV; D2= I- 8; A= III-9; P=17; C=16; V=I-5
Costumi
Sono identici a quelli del Mugil cephalus.
Pesca
E’ identica a quella del Mugil cephalus.
Commestibilita’
Questo Cefalo e’ stato valorizzato solo in questi ultimi anni. Nella vecchia letteratura ittiologica, infatti, si legge che le sue carni sono di pochissimo pregio alimentare.
Distribuzione nei mari d’Italia
E’ diffuso lungo tutte le nostre coste.
Note o curiosita’
Questo animale e’ il piu tozzo rappresentante della famiglia dei Mugilidi tanto che in passato, erroneamente, era stato considerato come appartenente a un’altra specie, Mugil curtus. Anche se raramente, arriva a toccare i 4 kg di peso; sembra che le sue carni siano preferite dai consumatori quando raggiunge i 400-600 grammi, in coincidenza del periodo che precede la deposizione dei prodotti sessuali che, in alcune localita’, si verifica nei mesi di dicembre-febbraio. Dal punto di vista economico, il peso piu’ vantaggioso per la cattura viene raggiunto tra il secondo e il terzo anno di eta’, periodo in cui, mediamente, arriva alla lunghezza di 39 cm e tocca i 600 grammi di peso. Da statistiche effettuate si e’ visto che le femmine realizzano un peso maggiore di quello dei maschi. Il Mugil chelo rappresenta l’85% dei Mugilidi del lago di Paola (Cosenza) i quali a lotro volta rappresentano il 50% circa della produzione ittica del lago.
Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa
CEFALO
Inviato da Fabrizio in Pesci del Mediterraneo il 5 marzo 2009
Ordine: PERCIFORMI Famiglia: Mugilidae Genere: Mugil Mugil cephalus Linneo 1758**** |
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Generalita’
Ha il corpo oblungo, robusto, cilindrico al centro ed appiattito verso il peduncolo caudale che si presenta alto. Il capo e’ allargato ed ottuso, le labbra sono poco carnose. L’occhio e’ ricoperto di una membrana gelatinosa, trasparente, che si estende davanti e dietro di esso lasciando semplicemente una piccola fessura verticale in corrispondenza della pupilla. Lo spazio giugulare e’ ovale o subovale. Le squame dorsali hanno una sola fossetta. La pinna pettorale, all’ascella, ha una macchia nerastra; la pinna anale ha tre raggi spinosi, di cui il primo molto corto e otto raggi molli articolati e ramificati a ventaglio: l’ultimo, osservato anche in controluce, e’ biforcato all’impianto. Il colore del dorso e’ grigio-cinereo scuro, fianchi e ventre bianco-argentati. Sui lati sono molto evidenti 6-7 fasce di colore bruno-nerastro che decorrono longitudinalmente lungo la linea delle scaglie. Puo’ misurare fino a 120 cm e oltrepassare i 9 kg di peso.
D1=IV; D2=I-8; A=III-8; P=16/17; C=3/4-15-3/4;V = I-5
Costumi
E’ una specie dalle abitudini essenzialmente gregarie. Vive in prossimita’ della costa su fondali rocciosi, fangosi o sabbiosi soprattutto in vicinanza di sbocchi di fiumi o di scarichi di fogne. Si adatta bene anche nelle acque salmastre. Si nutre di piccoli organismi marini, di sostanze organiche in decomposizione e di fanghiglia, che strappa dalle alghe piegandosi su un lato, mettendo in mostra il luccichio dei fianchi argentati.
Pesca
Si pesca con reti a strascico, con sciabichelli e con reti da posta come tramaglio, cannata e saltarello. In prossimita’ di foci di fiumi si cattura con particolari reti quadre, dette mugginare e bilance. Molto proficua e’ anche la pesca con le nasse, mettendo nell’interno, come esca, abbondante pane raffermo. Il Cefalo e’ molto insidiato con le lenze. Di solito la pesca e’ preceduta dalla tecnica del “brumeggio” che consiste nel gettare in mare, a piccole dosi, una poltiglia a base di mollica di pane bagnato, formaggio grattugiato e interiora di sardine o alici. Come esca si usa mettere nell’amo una pasta, ben lavorata, a base di mollica bagnata e formaggio gorgonzola. La pesca del Cefalo affascina, piu’ di ogni altra, qualunque pescatore poiche’ l’animale e’ molto guardingo e astuto. Condizione indispensabile per pescare i Cefali, qualunque sia il tipo di mestiere impiegato, e’ che il mare sia increspato, l’acqua torbida e, ancora meglio, se spira vento di scirocco.
Commestibilita’
Ha carni sode e saporite, ma non egualmente apprezzate in tutte le regioni. La bonta’ delle carni dipende molto dal luogo in cui vive il Cefalo; quelli che vivono in mare sono molto piu’ saporiti di quelli che vivono in acque salmastre.
Distribuzione nei mari d’Italia
E’ molto diffuso lungo tutte le nostre coste.
Note o curiosita’
Il Cefalo riveste molta importanza economica e per tale motivo presenta un cospicuo interesse per la mugginicoltura. Si alleva nella laguna di Venezia, nel lago di Paola, nel lago Trasimeno, nel Fusaro, nella laguna di Lesina, nei laghi di Ganzirri, Faro e in tutte quelle localita’ che presentano un ottimo habitat per questa specie. Lo stadio post-larvale, fino a 30 mm, e’ di colore giallo dorato con numerose punteggiature brunastre.
Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa
CASTAGNOLA ROSSA
Inviato da Fabrizio in Pesci del Mediterraneo il 5 marzo 2009
Ordine: PERCIFORMI Famiglia: Serranidae Genere: Anthias Anthias anthias (Linneo) 1758**** |
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Generalita’
Ha il corpo ellittico, compresso ai lati, con il dorso piuttosto arcuato. La pinna dorsale e’ formata da raggi spinosi che sono piu’ corti di quelli molli, tranne il terzo. Le pinne ventrali sono abbastanza allungate; la caudale e’ forcuta con i lobi appuntiti, di cui l’inferiore e’ piu’ lungo del superiore. L’occhio e’ circolare con l’iride di colore arancio a contorni bluastri. La Castagnola rossa e’ uno dei pesci mediterranei piu’ brillanti; il colore nel complesso e’ ciclamino-rossiccio con sfumature arancio, giallastro e rubino. Sulle guance si notano alcune fasce gialle, quasi orizzontali. La lunghezza totale puo’ arrivare a 25 cm.
D=XI-15; A=III-7; C=17; P =17; V=I-5
Costumi
Vive fino a 200 metri di profondita’ su fondi rocciosi ricchi di vegetazione; nel periodo estivo si avvicina alla costa ed abita in antri poco illuminati oppure nelle tane delle scogliere sommerse. E’ una specie abbastanza vorace. Si ciba di Crostacei, Vermi o forme giovanili di altri pesci.
Pesca
Si pesca con tramagli, nasse e con lenze di profondita’ innescate con Vermi o Gamberetti.
Commestibilita’
Ha carni discrete ma poco richieste in quanto troppo spinose.
Distribuzione nei mari d’Italia
E’ abbastanza comune nel Tirreno, nello Ionio e nel Mar Ligure, poco frequente nell’Alto Adriatico.
Note o curiosita’
La Castagnola rossa e’ la dannazione dei pescatori poiche’, quando allama, gira su se stessa, ad elica, guastando irrimediabilmente i terminali delle lenze. Un tempo si riteneva che questo animale avesse la facolta’ di potere allontanare gli Squali tanto che nel 1792, un ittiologo, Bloch, aggiunse al genere Anthias l’aggettivo sacer (sacro), proprio per evidenziare questo straordinario potere.
Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa
CASTAGNOLA
Inviato da Fabrizio in Pesci del Mediterraneo il 5 marzo 2009
Ordine: PERCIFORMI Famiglia: Pomacentridae Genere: Chromis Chromis chromis (Linneo) 1758**** |
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Generalita’
Ha il corpo corto, alto e compresso ai lati. La bocca e’ piccola e incisa; il muso e’ protrattile. L’occhio e’ relativamente grande. L’animale e’ ricoperto di grosse scaglie ctenoidi. Sulla linea laterale se ne contano 18-19. La pinna dorsale e’ unica, formata anteriormente da raggi spinosi e posteriormente da raggi molli piu’ allungati; le pettorali sono lunghe, a forma di spatola; la caudale e’ abbastanza incisa a lobi appuntiti. Il colore dell’animale varia a seconda dell’eta’. Gli esemplari piccoli si presentano azzurrastri mentre gli adulti sono castano scuro o completamente nerastri. Misura al massimo 12 cm di lunghezza.
D = XIV-10/11; A = II-10/12; C = 4-17-4; P = 17; V = I-5
Costumi
E’ particolarmente presente in vicinanza delle coste rocciose, in prossimita’ di massi frangiflutti e soprattutto in acque portuali. Vive in gruppetti o in immensi sciami. Si nutre di piccoli organismi planctonici.
Pesca
Si pesca abbondantemente con nasse e tramagli. Abbocca anche nelle lenze innescate con Vermi o mollica di pane, ma la sua cattura non e’ facile poiche’ ha la bocca piccola e tende a rosicchiare l’esca con circospezione.
Commestibilita’
Ha carni scadenti; costituisce una leccornia solo in qualche localita’ della Sicilia.
Distribuzione nei mari d’Italia
E’ comunissima lungo tutte le nostre coste; un po’ meno nell’Alto Adriatico.
Note o curiosita’
Le Castagnole si adattano molto bene in acquario ove vengono nutrite con carne finemente tritata. L’accoppiamento di questi animali e’ del tutto particolare. Ogni maschio sceglie un piccolo distretto, pietre o una porzione ghiaiosa, che difende a colpi di muso dagli altri maschi che girano intorno o che occupano distretti confinanti. Il maschio dedica parte del suo tempo alla pulizia del sasso su cui verranno deposte le uova. A operazione ultimata si pone sopra di esso ed esegue una danza con movimenti serpentini ed agitando le pinne. Individuata una femmina matura le corre incontro a pinne distese e si inclina di lato; dopo questo segnale di invito la femmina si avvicina alla pietra prescelta e depone una miriade di uova che si attaccano mediante filamenti uncinati. La fase della deposizione avviene in piu’ riprese ed ha la durata di circa 5-15 minuti. A questo punto il maschio torna alla sua pietra coperta di uova e serpeggiando con il corpo agita con delicatezza le pinne pettorali, come un ventaglio, per favorire l’ossigenazione.
Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa
ACANTOCIBIO
Inviato da Fabrizio in Pesci del Mediterraneo il 5 marzo 2009
Ordine: PERCIFORMI Famiglia: Scomberomoridae Genere: Acanthocybium Acanthocybium solanderi (Cuvier) 1831* |
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Generalita’
Ha il corpo fusiforme, molto allungato, poco compresso ai lati. La prima dorsale e’ abbastanza lunga ed e’ costituita da raggi piuttosto corti. La seconda dorsale, distanziata da un breve intervallo, ha la forma pressocche’ triangolare. Nella parte posteriore del corpo, superiormente ed inferiormente, sono presenti numerose pinnule. L’anale e’ uguale ed opposta alla seconda dorsale. La coda e’ forcuta, a lobi appuntiti. Sia le pettorali che le ventrali sono poco allungate. Gli occhi sono piccoli e circolari. Il colore dell’animale e’ blumetallico sul dorso, leggermente piu’ chiaro sui fianchi e sul ventre. Sui lati si notano, soprattutto nei giovani, numerose linee verticali grigio-brune che scompaiono gradatamente con l’eta’. L’animale puo’ toccare il peso di 63 kg ed arrivare ad una lunghezza fino a 2 metri.
D1 = XXI/XXVII; D2 = 12; A = 2.10; Pinnule sup. ed inf. =9
Costumi
E’ una specie pelagica ed ottima nuotatrice. Si nutre di pesci ed e’ vorace come tutte le specie congeneri.
Pesca
Si pesca solo accidentalmente con lenze da traina o di profondita’ innescate con esche vive o artificiali. In alcune regioni atlantiche e’ cacciato sportivamente.
Commestibilita’
Ha carni pregiate.
Distribuzione nei mari d’Italia
E’ una specie rarissima nei nostri mari e la sua comparsa e’ del tutto accidentale.
Note o curiosita’
Questo animale, per la sua forza e combattivita’, e’ molto ricercato dai pescatori sportivi delle coste atlantiche che lo denominano “Wahoo”. Nei nostri mari e’ stato pescato solo rarissimamente nelle acque siciliane. Un primo esemplare fu catturato a Palermo e segnalato da Doderlein che, supponendo di essere di fronte ad una nuova specie lo denomina’, nel 1872, Cybium veranyi. Recentemente (il dato viene fornito dal personale dell’Istituto Talassografico di Messina) sono stati catturati nelle acque dello Stretto due esemplari di Acanthocybium solanderi del peso di oltre 15 kg ciascuno. Di questi due esemplari, catturati da una motopasserella adibita alla pesca del Pesce spada, uno era di sesso femminile con ovociti in fase di maturazione. I due esemplari, pescati nel periodo estivo, furono subito commercializzati a scopo alimentare.
Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa