Archivio della categoria Pesci del Mediterraneo
GRONGO BICOLORE
Inviato da Fabrizio in Pesci del Mediterraneo il 5 marzo 2009
Ordine: ANGUILLIFORMI Famiglia: Xenocongridae Genere: Chlopsis Chlopsis bicolor Rafinesque 1810** |
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Generalita’
Ha il corpo molto simile a un’Anguilla: e’ allungato, leggermente compresso ai lati in prossimita’ della coda. L’occhio e’ piccolo e circolare. La bocca e’ piuttosto grande, incisa orizzontalmente. La mascella superiore e’ leggermente sporgente. L’apertura branchiale e’ di forma circolare, molto piccola e poco visibile poiche’ e’ ricoperta da un lembo cutaneo. L’animale e’ sprovvisto sia di pinne ventrali sia di pinne pettorali; la pinna dorsale e’ molto allungata, con raggi di lunghezza pressoche’ costante; l’anale, pure allungata, si origina subito dopo l’apertura anale e si congiunge con la dorsale mediante l’estremita’ caudale. Il colore e’ abbastanza caratteristico: superiormente e fino ai fianchi e’ brunastro o caffellatte, il ventre invece e’ biancastro con una netta separazione fra le due colorazioni. L’animale puo’ raggiungere la lunghezza totale di 42 cm.
Costumi
Vive probabilmente tra i 30 e i 350 metri di profondita’, su fondali preferibilmente sabbiosi o fangosi ove passa gran parte del suo tempo infossato. Poco o nulla si sa sulla sua biologia. Si nutre probabilmente di invertebrati bentonici.
Pesca
Si cattura con le reti a strascico dei motopescherecci.
Commestibilita’
Ha carni discrete, ma un po’ spinose.
Distribuzione nei mari d’Italia
Il Grongo bicolore e’ stato pescato, sempre pero’ in modo sporadico, nel Tirreno, nello Jonio e in Adriatico.
Note o curiosita’
Questo animale, apparso per la prima volta nel 1810 nello Stretto di Messina, fu descritto da Rafinesque come una specie esclusiva di questo mare. Successivamente, invece, furono trovati altri esemplari sia in alcune localita’ italiane sia in acque mediterranee nonche’ in quelle oceaniche per cui oggi si sa per certo che, nonostante la rarita’, la sua presenza ha un’ampia localizzazione geografica.
Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa
GRONGO
Inviato da Fabrizio in Pesci del Mediterraneo il 5 marzo 2009
Ordine: ANGUILLIFORMI Famiglia: Congridae Genere: Conger Conger conger (Linneo) 1758**** |
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Generalita’
Questo animale viene confuso spesso con l’Anguilla. Ha il corpo molto allungato, serpentiforme, a sezione quasi circolare, tranne in prossimita’ della regione caudale ove si presenta piuttosto schiacciato ai lati. L’occhio e’ relativamente grande e circolare. La bocca e’ ampia, profondamente incisa, munita di numerosi denti il cui numero e’ in rapporto all’eta’ dell’animale. La mascella superiore e’ leggermente prominente. Sul muso sono presenti due narici tubuliformi. L’animale e’ privo di scaglie ed e’ ricoperto di una sostanza mucosa, viscida al tatto. Lungo la linea laterale sono presenti numerose formazioni sensoriali costituite da piccoli pori, molto evidenti. La fessura branchiale e’ situata in posizione quasi ventrale. La pinna dorsale e’ molto estesa e si congiunge all’anale, meno allungata, con alcuni raggi che costituiscono una rudimentale pinna caudale; le pettorali sono moderatamente sviluppate. Il colore dell’animale varia dal grigio-cenere al nerastro. Il ventre e’ bianco sporco. Il margine superiore delle pinne dorsale ed anale e’ nerastro. I pori sensoriali della linea laterale sono di colore chiaro. L’animale puo’ raggiungere una lunghezza massima di 2,50 m e puo toccare il peso di 70 kg.
Costumi
Vive sia in vicinanza della riva sia a quote batimetriche di un certo rilievo. E’ un animale fondamentalmente vorace e predatore. E’ agilissimo, capace di catturare perfino pesci come Sugherelli e Sgombri. Di giorno, normalmente, sta intanato e caccia soprattutto di notte.
Pesca
Si pesca molto spesso con nasse innescate con Sardine o Alacce. Abbocca molto facilmente nei palamiti di profondita’. Si cattura frequentemente in vicinanza di moli o di scogli frangiflutti con lenze munite di un sonaglio che funziona da allarme quando il pesce e’ allamato.
Commestibilita’
Ha carni buone. E’ preferibile pero’ evitare di cucinare la parte prossima alla coda in quanto e’ piena di lische. Nonostante il Grongo non sia indicato come pesce di prima qualita’ e’ molto richiesto in cucina poiche’ e’ ritenuto, dai buongustai, indispensabile nella zuppa di pesce.
Distribuzione nei mari d’Italia
E’ molto comune lungo tutte le nostre coste.
Note o curiosita’
Il Grongo, come la Murena, e’ dotato di una forza straordinaria. La sua difesa, quando si sente agganciato, consiste nell’avvoltolarsi su se stesso per cui si comprende quanto sia utile l’uso nella lenza di una girella. Durante la sua tenace resistenza tenta ad ogni costo di intanarsi o di afferrarsi con la coda ad un qualsiasi appiglio. La pesca del Grongo, dalla costa, e’ talmente impegnativa ed emozionante che in alcune regioni europee, come Francia e Spagna, si svolgono annualmente i campionati della pesca al Grongo. L’attuale campione e’ uno spagnolo, con due Gronghi da 20 chili ciascuno. L’animale, al contrario della Murena, non e’ mordace ma, a recupero avvenuto, non e’ mai prudente togliere l’amo dalla bocca se prima non sia stato ucciso con un colpo secco sul ventre o sulla coda. Il Grongo presenta una strana singolarita’: se una femmina viene tenuta in acquario, all’epoca della riproduzione, che coincide di norma nei mesi estivi, comincia a gonfiarsi in modo eccessivo fino a scoppiare. Se si esamina l’apparato riproduttore si notera’ che l’ovidotto porta un tappo calcareo che impedisce la regolare fuoriuscita dei prodotti sessuali. Cio’ induce a pensare che in questi animali la deposizione delle uova debba avvenire a grandi profondita’ dove l’enorme pressione agevola la fuoriuscita delle cellule ovariche. Queste, sviluppandosi, danno origine ad individui giovani che si portano in prossimita’, della costa e che, raggiunta la maturita sessuale, si spingono anche oltre i 1.000 metri di profondita’. Tuttora i pescatori sono piu’ che convinti che esistano due specie di Gronghi. Una di fango e una di roccia. Lo stesso Risso (1810) distinse le due specie con il nome di Muraena conger e Muraena nigra,, di colore nerastro. Si tratta invece di due diverse livree in cui giuoca un ruolo essenziale l’ambiente in cui esso vive. Si e’ giunti a queste conclusioni in tempi piuttosto recenti su una campionatura di numerosi animali.
Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa
GATTUCCIO
Inviato da Fabrizio in Pesci del Mediterraneo il 5 marzo 2009
Ordine: SQUALIFORMI Famiglia: Scyliorhinidae Genere: Scyliorhinus Scyliorhinus canicula (Linneo 1758)**** |
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Generalita’
Ha il corpo slanciato e poco compresso ai lati. Gli occhi sono ellittici, infossati, muniti inferiormente di una piega, abbastanza evidente. La bocca e’ in posizione ventrale, arcuata, provvista in entrambe le mascelle di numerosi dentini disposti in piu’ serie, con una cuspide centrale. Sono presenti 5 fessure branchiali molto piccole, di cui le ultime due sono a diretto contatto con la base delle pettorali. Le pinne dorsali sono due, pressoche’ uguali tra loro, ma inserite nella meta’ posteriore del corpo; le ventrali sono triangolari, situate in posizione mediana; l’anale e’ quasi opposta alla seconda dorsale. Il colore dell’animale e’ grigio-giallastro, talvolta rossastro con numerose macchioline brunastre o grigiocenere, sparse sul dorso e sulle pinne. Altre volte le macchioline possono anche essere biancastre. L’animale misura fino a 80 cm di lunghezza totale.
Costumi
Vive preferibilmente su fondi fangosi, dai 20 ai 400 metri di profondita’. Ha abitudini notturne e passa parte del suo tempo immobile in attesa che qualche preda, costituita da vertebrati o invertebrati, gli passi vicino.
Pesca
Si cattura con reti a strascico dei motopescherecci. Abbocca anche facilmente negli ami dei palangresi.
Commestibilita’
Ha carni commestibili ma di scarso pregio alimentare. Il suo fegato e’ tossico.
Distribuzione nei mari d’Italia
E’ molto comune lungo tutte le nostre coste.
Note o curiosita’
Le uova di questo animale si presentano di forma rettangolare, semitrasparenti, munite di filamenti allungati, simili a viticci, con cui si ancorano alle alghe. Si adatta molto bene alla vita di acquario.
Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa
DONZELLA PAVONINA
Inviato da Fabrizio in Pesci del Mediterraneo il 5 marzo 2009
Ordine: PERCIFORMI Famiglia: Labridae Genere: Thalassoma Thalassoma pavo (Linneo) 1758**** |
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Generalita’
Si tratta senza alcun dubbio di uno fra i pesci piu’ colorati dei nostri mari. Ha il corpo fusiforme, compresso lateralmente. La testa e’ massiccia ma la bocca e’ piuttosto piccola. Sulle mascelle sono inseriti denti appuntiti, a uncino, disposti su una sola fila. L’occhio e’ piccolo e circolare. La pinna dorsale e’ unica con i raggi della medesima altezza; l’anale e’ allungata, ma con raggi corti; le ventrali sono piccole mentre le pettorali sono grandi; la pinna caudale e’ tronca negli esemplari giovani, con i lobi allungati ed appuntiti negli adulti. Il corpo, ad eccezione della testa, e’ ricoperto di piccole squame il cui numero, sulla linea laterale, varia da 26 a 31. L’animale e’ cosi’ policromo che gia’ dal 1860, in base alla diversa colorazione della livrea, sono state individuate tre varieta’: la Thalassoma pavo lineolata, la Thalassoma pavo unimaculata, e la Thalassoma pavo torquate (60). Tutte e tre si presentano con colori meravigliosi, sgargianti, molto difficili da descrivere dettagliatamente. La varieta’ unimaculata ha una colorazione di fondo verdastra con sei fasce verticali, che arrivano quasi al ventre, di colore violaceo con striature terminali rosse. La testa generalmente e’ violacea. Le pinne, dorsale e anale, presentano colori verdi, ciclamino e blu. La coda e’ variamente colorata con dominanza di toni violacei. All’apice delle pinne pettorali c’e’ una debole macchia brunastra. Caratteristica costante in questa varieta’ e’ la presenza, sul dorso, di una grossa macchia blu violetto molto intenso, a circa meta’ lunghezza dell’animale. La varieta’, torquata si presenta con colori rosso e blu, a chiazze, sulla testa. Una fascia azzurro-verdastro, bordata in ogni lato da un’altra di colore rosso scarlatto, circonda tutto il corpo, all’altezza delle pinne pettorali. La tinta di fondo tende sempre al verdastro. La varieta’ lineolata e’ la meno brillante. Il colore di fondo e’ sempre verdastro. La testa e’ a chiazze rosse e blu. La pinna dorsale, superiormente, ha un bordo azzurro pallido seguito da una fascia longitudinale, violacea, con sfumature rosse. La pinna pettorale ha l’apice con una macchia nerastra. La coda ha i raggi esterni di colore rosso piu’ o meno intenso. L’animale misura al massimo 20 cm. Le varieta’ unimaculata, e lineolata solitamente non oltrepassano i 10 cm.
D = VIII-12/13; A = III-10/12; C = 13/15; P = 14/15; V = I-5
Costumi
Vive sempre in vicinanza della riva, soprattutto fra le scogliere frangiflutti. Puo’ spingersi fino a 20 metri di profondita’ e si incontra sovente assieme alle comuni Donzelle.
Pesca
Si pesca con tramagli oppure con nasse; con la lenza e’ molto difficile catturarla sia perche’ ha la bocca molto piccola, sia perche’ rosicchia l’esca fino a mettere a nudo l’amo.
Commestibilita’
Ha carni eduli e si cucina assieme a specie che si prestano alla preparazione di zuppe di pesce.
Distribuzione nei mari d’Italia
E’ abbastanza comune nel Basso Tirreno e nello Ionio. Poco frequente nell’Alto Adriatico e nel Mar Ligure.
Note o curiosita’
La Donzella pavonina, cosi’ come avviene per il genere Coris, viene considerata una specie ermafrodita progerinica, caratterizzata da una livrea primaria, con individui soprattutto femminili, ed una secondaria, con individui maschili. Le femmine appartengono alla varieta’ definita unimaculata, mentre i maschi alla varieta’ lineolata. Anche se alcuni autori, come Blanc e Bauchot ipotizzano l’esistenza di tre varieta’ di Thalassoma, altri invece sostengono che ci sia una quarta varieta’. Queste discordanze sono inevitabili quando la specie in questione presenta livree che variano in base a innumerevoli fattori e per i quali e’ pressoche’ impossibile stabilire una precisa regola di classificazione sistematica. Nel caso specifico della Donzella pavonina sembra che, addirittura, anche la temperatura dell’acqua partecipi alla sua inversione sessuale.
Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa
DONZELLA
Inviato da Fabrizio in Pesci del Mediterraneo il 5 marzo 2009
Ordine: PERCIFORMI Famiglia: Labridae Genere: Coris Coris julis (Linneo) 1758**** |
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Generalita’
Ha il corpo allungato e compresso lateralmente. La testa e’ conica. La bocca e’ piccola ed e’ armata di dentini disposti in due file su ogni mascella. La pinna dorsale e’ unica ed allungata; l’anale e’ abbastanza sviluppata; la caudale e’ larga, a margine arrotondato; pettorali e ventrali sono piuttosto corte. L’occhio e’ piccolo e circolare. Sulla linea laterale si contano 73-80 squamette. Per quanto riguarda il colore, la Donzella presenta due livree fondamentali ed altre intermedie, con tonalita’ piu’ o meno brillanti. La livrea primaria, che rappresenta circa il 75% della fase femminile, si presenta con un colore marrone rossiccio sul dorso, linee gialle e bianche sui fianchi e sfumature bianco-azzurro sul ventre. La livrea secondaria, che rappresenta circa il 97% della fase maschile, ha colori molto piu appariscenti. Il dorso e’ bruno, verde o bluastro. I fianchi sono percorsi da una fascia a margini sinuosi di colore rosso vivo o arancio. Dietro le pettorali, sulla fascia, spicca una macchia nerastra, blu, o marrone scuro, allungata. Un’altra macchia, ma molto ridotta, e’ presente anche sull’angolo superiore dell’opercolo. II ventre e’ bianco o giallastro. II colore dell’iride e’ arancio o rosso. Le pinne, dorsale e anale, solitamente sono giallo aranciato orlate di azzurro intenso. In corrispondenza dei primi raggi spinosi della pinna dorsale ci sono due evidenti macchie, una nera, in basso, e una rossa sovrastante. Le pinne pettorali e le ventrali sono di colore giallastro, la caudale e’ azzurro-verdastro. In alcuni esemplari di profondita’ i colori sono smorti ed a volte la coda e’ di colore nero. I maschi che vivono in prossimita’, della costa, vicino agli scogli, hanno colori vivaci e brillantissimi. La lunghezza massima puo’ arrivare a 25 cm.
Costumi
Vive su fondi sabbiosi, erbosi, pietrosi e rocciosi sia in vicinanza della riva sia a profondita’ anche superiori a 100 metri. Gli individui giovani sono molto spesso gregari, gli adulti, invece, vivono piu’ solitari o a gruppetti. La Donzella si nutre di Crostacei, Molluschi, Echinoidei e Vermi.
Pesca
Si cattura principalmente con apposite nasse entro cui vanno messi, come esca, Granchi, Cozze o Ricci di mare sminuzzati. La permanenza della nassa sul fondo non deve superare i 10-15 minuti poiche’ la Donzella, appena sazia, fa di tutto per uscire. La pesca con le nasse puo’ essere attuata solo in primavera o in estate, col sole brillante, poiche’ con il cielo cupo essa si nasconde immediatamente sotto terra aiutandosi con un forte colpo della pinna caudale. Abbocca molto facilmente alle lenze in quanto e’ assai vorace.
Commestibilita’
Ha carni discrete ma poco richieste perche’ spinose. Normalmente si cucina assieme ad altri pesci per preparare zuppe. Gli esemplari piu’ grossi si consumano anche fritti, previa infarinatura.
Distribuzione nei mari d’Italia
E’ molto comune lungo tutte le nostre coste.
Note o curiosita’
La sistematica del genere Coris e’ stata oggetto, da sempre, di discussioni in merito alle due specie mediterranee Coris julis (Linneo) e Coris giofredi (Risso), che vari autori, oggi, ritengono potersi considerare una unica specie. Fu proprio Linneo a descrivere per primo, nel 1766, il Labrus julis che pero’ aveva gia’ classificato in precedenza, nel 1758, col nome di Coris julis. Successivamente, ne1 1810, Risso ritenne di dover distinguere, per determinati caratteri morfologici, un’altra specie che denomino’, appunto, Coris giofredi, distinzione mantenuta anche dal Canestrini, nel 1872, quando descrisse le due forme di passaggio fra le due specie. Tale distinzione resse fino a trent’anni fa. Oggi si sa per certo che Coris julis e Coris giofredi sono da considerarsi rispettivamente maschio e femmina di una stessa specie che si manifesta con due differenti livree, indipendenti dalle fasi sessuali. E’ stato visto che l’animale e’ ermafrodita progerinico, cioe’ con una lunga fase femminile e maschile. Tra l’altro, recentemente, e’ stata condotta presso l’Universita di Messina un’indagine sierologica a scopo sistematico per stabilire definitivamente la unicita’ o meno delle due specie, oggetto di numerose controversie nel passato. Le prove effettuate non hanno affatto dimostrato variazioni o differenze sostanziali che possono permettere di affermare che si tratta di due differenti specie.
Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa