Archivio della categoria Subacquea
Il primo soccorso
Nella programmazione delle immersioni dovrebbe essere sempre stabilito un piano per la gestione di eventuali emergenze. Il primo passo e’ rappresentato dallo specifico addestramento dei subacquei al primo soccorso. Molti sub si sentono appagati dal conseguimento del loro primo brevetto, spesso accedono a quello piu’ avanzato, senza pero’ specializzarsi nei corsi di salvamento, tutto questo rappresenta un indubbio errore, in quanto apprendere i metodi di primo soccorso rivolto a terzi e’ il miglior metodo per sviluppare il proprio salvamento. Il secondo passo consiste nel verificare se nella zona dove vengono fatte le immersioni e’ di rapido allertamento l’assistenza medica. Il terzo passo e’ rappresentato dalla disponibilita’ di un kit di primo soccorso e, soprattutto, dalla disponibilita’ di ossigeno. Sia nelle immersioni “in curva” che “fuori curva” i subacquei dovrebbero disporre e saper utilizzare i dispositivi di somministrazione di ossigeno normobarico che rappresenta l’approccio primario e piu’ efficace nei casi di incidenti subacquei, quali la malattia da decompressione (embolia), la sovradistensione polmonare (embolia traumatica), il semi-annegamento e l’intossicazione da aria contaminata. L’unica organizzazione di primo soccorso per subacquei ad aver stilato un protocollo a livello mondiale per la somministrazione di ossigeno e’ il Divers Alert Network (D.A.N.). Il Dan infatti, oltre a gestire e coordinare le emergenze subacquee in tutto il mondo dei propri iscritti, organizza attraverso i Dan oxygen instructors, dei corsi per apprendere le giuste tecniche per l’uso dell’ossigeno. Tutti i subacquei sono a conoscenza che, nel caso di incidente decompressivo, e’ consigliata l’immediata somministrazione di ossigeno, ma pochi conoscono le procedure e pochissimi dispongono dell’attrezzatura necessaria.
I corsi di specializzazione
I corsi di specializzazione rappresentano un valido strumento per apprendere nuove tecniche e nuove metodologie di immersione. Vi sono infatti corsi di specializzazione in immersione profonda, immersione su relitti, fotografia subacquea, computer subacquei, navigazione subacquea, video operatore subacqueo, immersione notturna, immersione sotto i ghiacci, archeologia subacquea ed altri ancora. Sono corsi di durata non eccessivamente lunga che colmano varie lacune del sommozzatore sportivo in modo divertente e tecnico.
La necessita’ di evolversi
Non esiste un’attivita’ che ha raggiunto la perfezione e quindi non meritevole di miglioramento. La subacquea non fa eccezione. Se i subacquei osservassero il loro sport come era negli anni 70 e 80, rimarrebbero sorpresi dall’immpressionante sviluppo. Coloro che si ritengono bravi e molto abili dovrebbero ricordare una frase pronunciata da Duilio Marcante, un capostipite della subacquea italiana, che alla domanda di quando un sub doveva ritenersi in gamba rispose: “un sub e’ in gamba quando sa di non esserlo.”
La lacerazione timpanica
Questo tipo di incidente puo’ accadere in due situazioni: una e’ collegata al colpo di ventosa da cappuccio troppo aderente, l’altra, piu’ comune e’ la mancata compensazione nell’orecchio medio. La compensazione forzata dell’orecchio, quando e’ insufficiente, e’ avvertita dal sub con un iniziale senso di fastidio e dolore sempre piu’ ingravescente con l’aumentare della profondita’, e quindi della pressione sul timpano. Se il subacqueo insiste a scendere, resistendo a tali avvisaglie, il timpano puo’ cedere lacerandosi. In questo caso puo’ avvenire l’irruzione dell’acqua nell’orecchio medio determinando uno shock termico che altera le funzioni di equilibrio. Il sub puo’ perdere il senso dell’orientamento, pur vedendo bene la superficie, e puo’ trovarsi nella situazione di non essere piu’ capace ad emergere. Le tecniche di autosoccorso si limitano a poche cose da fare. Il sub, se e’ con a.r.a., dovra’ cessare di pinneggiare e usera’ il gav come unica fonte di risalita controllando solo la velocita’ di ascesa. Se il sub e’ un apneista dovra’ abbandonare la cintura di zavorra per conseguire una spinta positiva. Le metodiche, invero pittoresche, di emettere bollicine con la bocca e di seguirle, oppure di slacciare la cintura dei pesi senza abbandonarla, quindi osservare in quale direzione affonda pinneggiando verso la pare opposta, fanno parte di quelle “tecniche” che si commentano da sole. Come primo soccorso e’ consigliato un blando lavaggio del condotto uditivo esterno con acqua pura ed il rapido consulto medico specialistico.
La narcosi da azoto
Conosciuta anche come ebbrezza da profondita’, la narcosi da azoto e’ determinata dall’eccessiva pressione parziale dell’azoto che altera i sistemi di trasmissione delle cellule nervose. I segni e i sintomi comprendono euforia ingiustificata, azioni inconsulte, falsa sicurezza, intorpidimento mentale, ansia immotivata, stordimento, sonno. La narcosi da azoto non ha una quota di attivazione ben definita, sono state osservate forme di narcosi anche a quote non eccessive, come 26 metri! La narcosi, come la p.d.d., e’ associata a forme di suscettibilita’ come lo scarso allenamento. L’immersione profonda, dopo un lungo periodo di riposo, puo’ favorire la narcosi. Anche una velocita’ di discesa molto rapida e’ un fattore da controllare e da evitare. Una respirazione superficiale che causa ristagno e accumulo di CO2 favorisce questo incidente. La narcosi ha pero’ un aspetto benevolo, quello cioe’ di scomparire con la risalita. Si possono avere comunque residuati temporanei come cefalee e disorientamento, oppure brevi momenti di amnesia, ma che non richiedono comunque cure mediche.