Archivio della categoria Subacquea
Immersione in curva di sicurezza
Le immersioni in curva di sicurezza sono quelle immersioni che non prevedono tappe di decompressione. Crediamo sia inutile affermare che l’immersione sportiva contempli esclusivamente tale metodica. Sappiamo pero’, che le immersioni con decompressione sono abitualmente praticate da molti subacquei. Il nostro punto di vista e’ che i subacquei che effettuano le immersioni con decompressione devono essere consapevoli che sono immersioni “a rischio”. Non possiamo certo ignorare le casistiche e le statistiche sulle patologie da decompressione registrate. Le ricerche del ” D.a.n. International” evidenziano come le immersioni fuori curva di sicurezza siano quelle ad avere la piu’ alta percentuale di incidenti. La possibilita’ di poter emergere direttamente alla superficie, consentita dall’esecuzione di immersioni entro i limiti di sicurezza, no-decompression-limits, e’ sicuramente un fattore da tenere in alta considerazione.
Scelta del luogo e obiettivi dell’immersione
Sia la scelta del luogo che gli obiettivi dell’immersione sono condizionati dalla consapevolezza delle proprie abilita’ e dei propri limiti. Nella scelta del luogo e’ opportuno raccogliere informazioni sulla tipologia del fondale e se vi sono leggi locali che ne vietano l’immersione. L’ideale sarebbe immergersi con subacquei gia’ esperti del posto. La valutazione delle condizioni ambientali deve essere obiettiva, potrebbero esservi difficolta’ nell’entrata o nell’uscita dall’acqua. Il piano di immersione deve essere stabilito a priori e deve essere rispettato. Non ha senso programmare tempi e profondita’ se poi l’esecuzione avviene in modo diverso. Questo comportamento sfociera’ presto o tardi in una serie di problemi.
La scelta del compagno
Il compagno di immersione e’ il primo passo verso la propria sicurezza. Potremmo fare molti esempi nei quali qualsiasi tipo di attrezzatura si rivela inutile in caso di emergenza. Un improvviso malore, un serio aggrovigliamento, l’esaurimento dell’aria, una narcosi da azoto, questi sono solo alcuni dei casi che possono sempre accadere. Solo l’intervento del compagno di immersione puo’ risolvere tali emergenze. Non esiste alcuna situazione che giustifichi l’immersione da soli, ma la scelta del compagno idoneo non e’ cosi’ semplice. Molti si immergono con le stesse persone per amicizia, simpatia o perche’ non riescono a trovare compagni quando hanno il tempo libero per immergersi, ma non e’ una giustificazione valida. Compagni di immersione che una volta sul fondo si “assentano”, non controllano cioe’ se l’altro e’ vicino; che non scambiano segnali di “e’ tutto o.k.?”; non controllano vicendevolmente l’aria residua; non possono essere definiti “idonei”, lo saranno sicuramente fuori dall’acqua, ma non in immersione. Il compagno ideale e’ un subacqueo conscio che l’immersione va svolta insieme a un altro sub per la reciproca sicurezza.
La caccia o pesca subacquea
L’apnea trova ampia applicazione nella pesca subacquea, in quanto la pesca subacquea con autorespiratori e’ vietata. Riportiamo l’art. 3 del decreto ministeriale 7 gennaio 1980: “La pesca subacquea, professionale o sportiva, e’ consentita esclusivamente in apnea, senza l’uso di apparecchi ausiliari di respirazione (omissis). La raccolta di corallo o molluschi con l’utilizzazione di apparecchi ausiliari di respirazione e’ consentita esclusivamente ai pescatori professionisti (omissis). La pesca subacquea in apnea puo’ essere effettuata soltanto durante le ore diurne”.
La compensazione
Vi sono vari modi per effettuare la compensazione nell’orecchio medio. La piu’ nota e usata e’ sicuramente la manovra del Valsalva che consiste semplicemente nel chiudere il naso e la bocca effettuando espirazioni leggere. L’altra manovra e’ quella piu’ complicata ed e’ chiamata del Marcante-Odaglia, dal nome di coloro che hanno perfezionato un metodo gia’ esistente di compensazione forzata. La manovra del Marcante-Odaglia si differenzia dal Valsalva in quanto non viene usato il mantice polmonare come sorgente di pressione. L’aumento di pressione delle vie aeree minori, necessario a compensare l’orecchio medio, verra’ dato dall’effetto “pompa” determinato dall’innalzamento e abbassamento del retrolingua contro il palato molle. Questa manovra permette la compensazione anche nel caso di espirazione massima e non determina sovrapressioni alveolari, come nel caso di manovre del Valsalva esageratamente forzate. Esiste un ulteriore e poco conosciuta manovra di compensazione cosiddetta del toimbee che consiste nella deglutizione a naso chiuso molto utile nel caso di blocco inverso durante la risalita.